Colesterolo, ipercolesterolemia e fattori di rischio cardiovascolare – facciamo chiarezza

Chi non ha mai sentito parlare del problema del colesterolo alzi la mano.
Il termine colesterolo, coniato alla fine dell’800, viene dal greco e significa sostanza solida per (che produce) la bile. Non pensate neanche per un momento che il colesterolo sia una sostanza dannosa: anzi, è indispensabile alla vita animale. Semmai sono le alterazioni anomale dei suoi livelli, della sua produzione e del suo smaltimento che possono creare fastidi; ma questo vale per qualsiasi sostanza nell’organismo. Che se ne parli tanto dipende solo dal fatto che nei Paesi industrializzati sono frequenti alcune patologie legate a questa sostanza.

Il colesterolo viene prodotto quasi tutto dal fegato, e si chiama colesterolo endogeno (cioè prodotto all’interno); solo una quota (variabile tra il 5 ed il 25%, solitamente attorno al 10%) viene introdotta con l’alimentazione, quest’ultimo viene definito esogeno (cioè derivato dall’esterno). Un adulto ha solitamente 150 g di colesterolo circolante. Non starò ad annoiarvi con l’elenco delle funzioni di questo grasso nell’organismo, o con le sue caratteristiche chimiche; ho già accennato alla produzione della bile, ma una semplice ricerca in Rete vi darà tutte le informazioni possibili (si veda ad esempio Wikipedia). Quello che ci interessa oggi è conoscere meglio questo mostro perché, come sempre accade, facendo amicizia col mostro si scopre che non è poi così alieno.

Sappiamo tutti dei danni che può causare un accumulo di colesterolo sulle pareti interne dei vasi sanguigni: se un vaso vitale arriva quasi a chiudersi si può anche perdere la vita, perché basta una piccola particella solida per ostruirlo completamente. Il problema è che nell’immaginario collettivo questo fenomeno è assimilato ad una sorta di avvelenamento, cioè al fatto che nel sangue sia presente una sostanza che non dovrebbe esserci; al pari di un avvelenamento da piombo, o da altri metalli pesanti. Le cose non stanno così e, come spesso accade, mentre il dito indica la luna noi guardiamo il dito… L’accumulo di colesterolo sulle pareti dei vasi sanguigni è causato da un’alterazione di diverse fisiologie: un fenomeno nel quale il colesterolo non è la causa, ma un agente.

Abbiamo già visto che di colesterolo nel corpo ce n’è in abbondanza; il fatto anomalo è che si depositi sulle pareti dei vasi. Per capire come questo sia possibile dobbiamo parlare del trasportatore ematico del colesterolo, cioè delle lipoproteine.
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Lipoproteine

Do per scontato che concordiamo tutti sul fatto che l’organismo ha bisogno della giusta quantità e tipologia di grassi per la sua vita, e per la salute.
Il veicolo principale per le sostanze nel corpo è il flusso ematico, attraverso cui tutto viene distribuito, raccolto, veicolato. Come avviene per altre classi di sostanze, i grassi non sono solubili nel sangue; devono quindi viaggiare in pacchetti, trasportati delle speciali proteine capaci di agganciarli e traghettarli nei siti di interesse. Il colesterolo è uno dei grassi trasportati dalle lipoproteine.
Qui mettiamo un altro paletto, che chiarirà in seguito altri punti: quando si parla di colesterolo circolante ci si riferisce sempre alle lipoproteine che lo trasportano: dunque una molecola di colesterolo nel sangue è costituita da una molecola proteica che trasporta una certa quantità di colesterolo.

Una distinzione che si fa per classificare le lipoproteine è basata sulla percentuale del grasso trasportato rispetto al peso totale: poiché i grassi sono più leggeri delle proteine, un tipo di lipoproteina che trasporta molto grasso rispetto alla propria massa ha una densità totale molto bassa (cioè pesa poco rispetto al suo volume), mentre un tipo di lipoproteina in cui la parte proteica prevale sulla parte lipidica ha una densità più elevata.

Le varie classi di lipoproteine sono dunque caratterizzate da differenti valori della densità, che può essere molto bassa, bassa, intermedia, alta. Le proteine specializzate nel trasporto del colesterolo sono quelle a bassa e ad alta densità; queste due tipologie proteiche compiono funzioni diverse.

Immaginate un continuo dialogo del fegato con le cellule di tutti i tessuti: le lipoproteine a bassa densità (LDL, low-density lipoproteins) hanno la funzione di portare il colesterolo dal fegato alle cellule, e per questo tendono a depositarlo anche sulle pareti dei vasi; le lipoproteine ad alta densità (HDL, high-density lipoproteins), invece, hanno la funzione di riportare il colesterolo nel fegato; riescono dunque anche a staccarlo dalle pareti dei vasi.
Con un’operazione al limite del lecito semantico (e dell’errore scientifico) si è battezzate le HDL colesterolo buono e le LDL colesterolo cattivo. In realtà entrambi i tipi di colesterolo sono essenziali, è a causa della variazione del loro equilibrio accompagnata da altri fattori che possono nascere problemi. Vediamo.
Uno degli aspetti delicati della questione è che il rapporto tra HDL e LDL circolanti nel flusso ematico varia nel tempo; nei momenti in cui le HDL sono poche rispetto alle LDL è più facile che le molecole di colesterolo si depositino sulle pareti dei vasi sanguigni.
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E il colesterolo totale ?

Notate che finora non abbiamo parlato del totale del colesterolo circolante, cioè della colesterolemia  totale: a meno che questo valore non sia molto alto (superiore a 2,4 g per litro di sangue), non rappresenta un rischio per le patologie cardiache: le persone che hanno contratto patologie cardiache o coronariche avevano indifferentemente valori alti o normali di colesterolemia. Molto più importante è invece, come si può forse intuire, il rapporto HDL/LDL o, secondo lo standard convenzionale, il rapporto tra colesterolo totale ed HDL, che è stato battezzato indice di rischio. La probabilità di contrarre patologie cardiovascolari è considerata bassa quando l’indice di rischio non supera 5 per gli uomini e 4,5 per le donne (che hanno normalmente un maggior quantitativo di HDL in circolo). In altre parole, quando c’è almeno una molecola di HDL ogni 4 molecole di LDL si ritiene che la quantità di HDL circolanti basti a rendere efficiente il meccanismo di trasporto del colesterolo lasciato sui vasi dalle LDL verso il fegato.

Stiamo quindi dicendo che è meglio avere un colesterolo totale alto ed un indice di rischio basso piuttosto che poco colesterolo totale ma poche HDL che puliscano i vasi: le poche LDL circolanti, non contrastate da un numero adeguato di HDL, continueranno (seppur lentamente) ad accumulare colesterolo nei vasi.
Per costruire le giuste proporzioni e suggestioni, penso sia da notare che una colesterolemia totale molto bassa aumenta il rischio di contrarre altre patologie.
Bisogna a questo punto contestualizzare il discorso del colesterolo come fattore di rischio per patologie coronariche/cardiache.
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Il rischio cardiovascolare

L’insufficienza ematica di HDL è certamente necessaria perché il colesterolo si accumuli nei vasi; ma questo accumulo è facilitato dalla contemporaneità di altri fattori; alcuni sono genetici, altri legati allo stile di vita secondo i classici fattori di rischio cardiovascolare che conosciamo: sedentarietà, obesità, fumo, fattore di infiammazione ecc. Semplificando la cosa, diciamo che in certe condizioni il colesterolo depositato sui vasi è più difficile da staccare. Se le nostre fisiologie sono sane, insomma, le HDL lavorano meglio ed anche il fatto che siano “poche” non diventa un problema.

C’è da chiedersi a questo punto perché la colesterolemia totale sia stata considerata per tanti anni un fattore di rischio grave. I primi studi sono iniziati negli anni ’50 e sono durati oltre 30 anni. È molto probabile che all’epoca non ci si accorgesse che l’ipercolesterolemia si accompagnava ad una serie di altri problemi dovuti ad una nutrizione sbilanciata e eccessiva. Nell’immagine potete vedere i valori medi di colesterolemia di alcuni Paesi del mondo. Il fatto che le statistiche di danno cardiovascolare non seguano affatto questa stessa progressione va sottolineato con attenzione: il numero di decessi per infarto cardiaco in Italia e in Francia, ad esempio, è di molto inferiore a quello degli Stati Uniti.

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Nel  prossimo articolo tireremo le fila di tutto ciò, e vedremo cosa fare per tenere le arterie e le LDL a posto.

Images courtesy
wikimedia.org
sanremobuonenotizie.it
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