Programmiamo la forma

Valutare lo sforzoNel mondo della preparazione atletica vige una sorta di paradosso: se volete diventare più forti dovete allenarvi; ma più vi allenata più vi stancate, e meno renderete.
L’allenamento, insomma, stanca; per vederne i frutti deve passare un certo numero di giorni o settimane, perché dobbiamo riposare. Quando ci alleniamo molto non possiamo rendere molto; e per rendere molto dobbiamo allenarci poco.

Per chi vuole solo mantenersi in forma il problema non si pone: potete allenarvi regolarmente senza particolari attenzioni. Se un giorno invece desideraste partecipare ad una competizione, o avere una forma particolarmente buona per quella stracittadina o per la partita di football a cinque contro il Reparto Manutenzione, l’ideale sarebbe allenarvi molto quando siete lontani dall’evento e allenarvi poco o nulla i due-tre giorni prima, in modo da arrivare freschi e poter sfruttare quel processo fisiologico che abbiamo chiamato supercompensazione. Piuttosto importante, a questo punto, il riscaldamento prima di lanciarvi nella mischia.

In linea di massima, gli atleti agonisti (a parte il bodybuilder, che fa storia a sé) si allenano molto quando sono lontani dalle gare, soprattutto in termini di quantità; alzano poi la qualità (cioè l’intensità) degli allenamenti quando ricercano la forma, ma perché questa forma si manifesti debbono poi ridurre drasticamente la quantità. Nel periodo agonistico, infine, penseranno soprattutto a gareggiare, allenandosi per mantenere la forma più a lungo possibile e lavorando sulla tecnica.
L’ho fatta un po’ troppo facile, ma l’idea è questa.

Il meccanismo fisiologico alla base di queste dinamiche è sempre quello della supercompensazione, però associata non a singoli allenamenti ma ad interi gruppi di settimane: è come se l’atleta entrasse, nel periodo di preparazione, in una sorta di fatica cronica dalla quale emergerà poi poco a poco raggiungendo – è stato visto –  una condizione di forma maggiore.
Attenzione amatori, e coloro i quali si allenano senza una guida!: ho scritto fatica cronica in corsivo perché la fatica cronica clinicamente intesa è una condizione che non dovrebbe essere mai raggiunta dall’atleta, quale che sia il suo livello di qualificazione: qualsiasi cosa abbiate voluto fare, avrete fatto troppo; ed anche  lunghi riposi non eviteranno che la performance (e la salute, a lungo andare) ne risenta.

Esistono maniera più fisiologiche di spingere di più: se desideriamo allenarci più duramente e progredire più velocemente possiamo sfruttare le possibilità date dalla supercompensazione anche se non siamo professionisti o se non puntiamo a gareggiare. Magari così, solo perché ci piace allenarci molto ;)
Nel prossimo post vedremo quindi come utilizzare praticamente la modulazione dei carichi nel corso della settimana.

Image courtesy businessplanvincente.com
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