Respirazione: trucchi e segreti per il benessere e la massima performance

La respirazione è uno di quegli aspetti della vita così naturali, primitivi, essenziali, che viene data per scontata.
Spesso, d’altro canto, si attribuiscono alla respirazione significati speciali, a forte valore mistico. In questa serie di articoli vorrei riaffermare la naturalezza di questo gesto.

Non sempre riusciamo ad esprimere spontaneamente una respirazione efficace e fisiologica, ma è quando vogliamo controllarla tramite una tecnica che cominciano i guai veri…

In realtà sono pochi i casi in cui la respirazione deve assumere un ritmo particolare o un andamento specifico: i più importanti sono le attività acquatiche (nuoto, sincronizzato, immersione in apnea) ed il sollevamento pesi.
Nell’acqua, ad esclusione del nuoto a dorso, la respirazione è necessariamente sincronizzata con le bracciate (o coi tempi di immersione).
Discorso a parte merita il sollevamento pesi. In questa disciplina si sfrutta il fatto che una sovrapressione toracica e addominale (ottenuta trattenendo il respiro coi polmoni pieni) aumenta la stabilità meccanica della colonna vertebrale (e in generale del tronco) e permette di sollevare carichi maggiori tutelando, allo stesso tempo, i dischi intervertebrali. Si tratta, però, di tecniche specialistiche per atleti agonisti, che non sono da consigliare a noi amanti del fitness e del benessere in generale: per la normale pratica di esercizi con i pesi bodybuilding in palestra non c’è alcun bisogno di trattenere il respiro.
Altri ambiti nei quali si ricorre al blocco del diaframma in concomitanza dell’espressione del massimo sforzo sono il tennis, la boxe e molti sport di combattimento.
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Sincronizzare la respirazione

Solitamente a chi va in palestra si insegna a sincronizzare la respirazione col movimento che si effettua. Questa scelta si basa su due priorità:

  • standardizzare un metodo facilmente trasmissibile ed acquisibile dalla massa, che consenta di salvaguardare i praticanti e non faccia danni;
  • dovendo individuare un momento ritmico buono per prendere l’aria, si è scelta la fase di minimo sforzo, che di solito coincide con l’abbassamento del peso (mentre di solito il massimo sforzo si ha quando il peso (o il corpo, negli esercizi a corpo libero) è a metà della sua salita, o comunque sale).

Intanto osserverei che i carichi di lavoro normali di un praticante di fitness sono ben lontani dai quintali dei powerlifter; non solo in assoluto, ma anche in relazione agli indici di forza. Per la maggior parte degli esercizi si può fare a meno della sincronizzazione. Comunque, la respirazione meno fisiologica e più rischiosa per la salute è certamente quella in cui si effettua lo sforzo trattenendo il respiro a polmoni pieni, e si lascia uscire l’aria quando lo sforzo è minore.
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La respirazione asincrona

Ma il modo più evoluto di respirare – e quello più difficile da acquisire – è quello in cui non c’è relazione tra il ritmo e la profondità respiratoria, e l’andamento dello sforzo.
Quello della respirazione asincrona (così si chiama questo modo di respirare) è un concetto piuttosto evoluto, e poco noto alla maggior parte dei praticanti. Non è facilissimo da applicare, le prime volte… ma basta un po’ di pratica. Il momento di massima espressione tecnica consiste nel riuscire a fare esercizi complessi per gli addominali (per esempio di quelli in cui gambe e busto si muovono contemporaneamente, magari in torsione) in respirazione asincrona, prendendo tutta l’aria che ci serve: lì avremo raggiunto un obbiettivo interessante.
Il diaframma, muscolo principe nella respirazione, è come un direttore d’orchestra della nostra fisiologia: lasciare che segua i sui tempi fisiologici, che lavori alla sua frequenza istintiva, senza cercare di regolare gli atti respiratorî in base a quello che facciamo, è il modo migliore per essere pieni di energia, ed avere la massima potenza atletica e lucidità. Nel prossimo articolo approfondiremo questo ed altri aspetti.

Image courtesy efficacemente.com
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