Perché le terapie naturali non funzionano?

Dopo quanto abbiamo detto qualche giorno fa, sembrerebbe quasi che non esista farmaco più potente e cura più efficace di quella fitologica. Può darsi. Rimane il fatto però che la cura di una patologia è un processo complesso, che coinvolge almeno due persone (quasi sempre di più) ed una serie di sistemi neurosomatici la cui reazione va interpretata e guidata al fine che si desidera raggiungere.
Insomma, dimenticate che cura e guarigione possano funzionare in maniera semiautomatica, secondo un processo del tipo
Sintomo → Database delle patologie → Diagnosi → Database delle terapie → Somministrazione della terapia → Guarigione.
…l’abilità del medico, la sua intuizione scientifica, il rapporto che sa creare con il paziente sono ancora centrali nel processo di guarigione.

Nel processo di cura esistono, insomma, molti aspetti che devono funzionare bene perché si arrivi ad una guarigione completa: sappiamo bene che ogni giorno, nel mondo, moltissime cure (anche condotte con farmaci di sintesi) non determinano la guarigione del paziente, o portano solo ad una riduzione dei sintomi ma non alla remissione completa ancorché questa fosse attesa. Ma vorrei occuparmi, qui, solo delle cure naturali. In particolare, vorrei continuare in questo articolo a parlare di Fitomedicina, sicuramente la più potente terapia naturale esistente, tralasciando altre terapie come l’omeopatia, i fiori di Bach, l’aromaterapia… ed anche la nutrizione, sebbene io sia un nutrizionista.

Perché quindi pare a molti che l’efficacia di prodotti fitologici o erboristici sia sempre inferiore a quella dei farmaci di sintesi? Vediamo:

  • Spesso il prodotto viene autoprescritto, o consigliato dall’erborista, senza un parere medico: ma potrebbe non essere quello adatto alla nostra patologia;
  • lo stesso può accadere se la diagnosi non è stata corretta;
  • similarmente, può accadere che le modalità di assunzione e/o la posologia siano inadatte, perché non standardizzate e schematizzate come invece accade per un farmaco chimico;
  • in alcuni casi può esserci una resistenza psichica (che abbiamo definito effetto placebo negativo), specie da parte di chi non crede (?) nelle terapie naturali;
  • un prodotto concepito male.

Insomma, alcune cose deve farle chi ci fa la prescrizione o chi ci consiglia il prodotto; altre possiamo farle noi seguendo bene le indicazioni ed informandoci sulle modalità di assunzione. Ma l’ultimo punto è veramente critico. Nel settore fitologico/erboristico è estremamente frequente imbattersi in prodotti non efficaci, che non superano la soglia del placebo.

Com’è fatto un prodotto a base di piante di bassa efficacia?

  1. contiene piante polverizzate, che sono praticamente indigeribili;
  2. ha un titolo in principi attivi troppo basso per essere efficace;
  3. contiene una sola pianta;
  4. contiene più di una pianta, ma senza un concetto strategico di funzionamento;
  5. non è concepito perché le sue molecole riescano a superare integre le diecine di barriere organiche che devono oltrepassare per raggiungere i recettori cellulari.

Uno dei grossi problemi culturali del mondo occidentale è l’opposizione che si è voluta creare tra “naturale” e “scientifico”, come fossero concetti contrastanti. Si tratta, in realtà, di un errore logico: la Natura ha una sua intrinseca tecnologia, e scienza è – in ultima analisi – la nostra capacità di interpretare questi meccanismi. La Fitomedicina non fa eccezione: il fatto che si basi su sostanze naturali non autorizza i produttori all’approssimazione tecnica, alla pochezza scientifica, al “la Natura farà il suo corso”. La Fitomedicina ha il dovere di produrre farmaci moderni, potenti, efficaci.
Esistono, sostanzialmente, tre modi di concepire un prodotto fitologico (ciòè costituito da principi attivi vegetali):

1. Un prodotto può essere costituito da un solo componente: ad esempio radice di bardana.

2. Una seconda possibilità è che il prodotto sia costituito da più di un componente. Chi ha concepito la formula del prodotto ha cercato un’azione più efficace utilizzando principi attivi differenti. Questa azione comune può avvenire in due modi:

  1. i componenti del prodotto agiscono contemporaneamente, ma autonomamente. La maniera più semplice di costruire un prodotto del genere è ad esempio associare in un prodotto tre piante antinfiammatorie per la gola.
  2. I componenti del prodotto hanno una formula di struttura: costituiscono, cioè, un fitocomplesso, una grossa catena di principi attivi con svariate caratteristiche di azione, molto evolute. Ad esempio, nel caso della gastrite citata qualche giorno fa, un farmaco basato su formula di struttura potrebbe prevedere tra le altre cose una frazione capace di intervenire sull’alterazione del metabolismo delle cellule epiteliali, una frazione antinfiammatoria, una frazione che normalizza la variazione del pH, una frazione che seda eventuali componenti neurosomatiche anomale… ecc. Come si vede, tutto un altro modo di concepire la terapia.

Se il fitocomplesso è ben concepito, la sua efficacia è molte volte maggiore di un semplice insieme di piante. Un prodotto moderno, tecnologico, di alto valore terapeutico, deve essere basato su una formula di struttura evoluta ed efficace.
:

Una parola sulle capsule

La capsula, o opercolo, è il contenitore (a volte trasparente, a volte colorato) che contiene la polvere o l’estratto secco. L’unica funzione della capsula è di rendere l’assunzione del prodotto più comoda, se lo desiderate possono tranquillamente essere svuotate e gettate via.
Naturalmente, anche le capsule possono essere di varia qualità. Quelle più economiche sono costituite da gelatine animali, e possono dare problemi di intolleranza o essere difficili da digerire. Quelle di migliore qualità sono invece costituite da fibre vegetali, e sono le più tollerate.
Se avvertite delle difficoltà digestive o delle intolleranze facendo uso di prodotti fitologici in capsula, questo potrebbe indicare che sono stati utilizzati opercoli di scarsa qualità, di gelatine animali. Prima di rinunciare al prodotto provate semplicemente a scartare gli opercoli, e assumerne il contenuto sciogliendolo in un po’ d’acqua.

A parte eventuali sintomi di intolleranza, come riconoscere un opercolo in fibra vegetale? È semplice: poiché sono quelli che costano di più al produttore, il loro utilizzo viene sempre indicato chiaramente, sulla documentazione del prodotto o sulla confezione. Si può ad esempio trovare la scritta “capsule in gelatina vegetale”, o “opercoli in fibra vegetale”.
:

Consigli per gli acquisti, per finire

Come dev’essere fatto, allora, un prodotto fitologico che dia assicurazione di qualità merceologica, impianto strategico ragionato e prezzo onesto?

  • deve essere basato su di una formula di struttura, cioè non essere costituito da un semplice miscuglio di ingredienti ma sfruttare ciascun componente per determinare un’azione fisiologica di qualità. Quando scegliete un prodotto controllatene le caratteristiche sulle note informative, e diffidate da quei prodotti che vengono presentati semplicemente descrivendo le caratteristiche dei singoli componenti: sicuramente non sono stati concepiti con una formula di struttura;
  • dev’essere costituito esclusivamente da estratti secchi di prima qualità, e non da polveri micronizzate;
  • deve utilizzare capsule in gelatine vegetali e non in gelatine animali;
  • avere un prezzo corretto: ricordate che le polveri micronizzate costano diverse volte meno del corrispondente estratto secco di prima qualità. Se una confezione che contiene complessivamente 60 g di estratto secco può costare 30-40 euro (o dollari), per una corrispondente quantità di polvere micronizzata non dovreste accettare di pagarne più di 4 o 5.
Image courtesy it.123rf.com

Share
This entry was posted in Fitomedicine, Salute and tagged , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Bookmark the permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>